martedì 17 novembre 2009

Biologico autentico? Sì, forse. O forse no.

Storie di ordinaria disinformazione.

Trasmissione televisiva di agricoltura e alimentazione.

Visita alla ridente azienda agricola delle zone interne. L'allevatore spiega che per il tipo di terreno e di condizioni ambientali (compresa la mancanza di acqua per irrigare) in questa azienda l'unica attività agricola possibile è la zootecnia, con la produzione aziendale di foraggi e altri alimenti vegetali per il bestiame.

"Con questi terreni è inutile usare concimi chimici; quindi il nostro non è un biologico certificato, però è un biologico autentico".
Che cosa significa? Mistero.

Il bravo presentatore, mediamente disinformato, si guarda bene da porre domande del tipo: "E nell'allevamento, lei usa antibiotici? Usa altri farmaci veterinari e integratori? Date al bestiame un'integrazione della razione con cereali o altri alimenti? (magari soia, forse pure Ogm, cioè geneticamente modificata)". In pratica, il bravo presentatore non chiede se in questa azienda siano rispettate altre fondamentali condizioni dell'agricoltura e della zootecnia biologica.
Parte invece una generica domanda sul costo della certificazione, quantificato "a occhio" in 2-3.000 euro.

Morale: in questa sede non abbiamo alcuna intenzione di fare una difesa d'ufficio o una pubblicità gratuita agli organismi che controllano e certificano l'agricoltura biologica. Non ne hanno bisogno. Però, c'è un limite al pressapochismo e alla cattiva informazione. La certificazione permette a un consumatore di Bari o di Sondrio (ma anche di Lione o di Cracovia) di sapere se quella marmellata, quella caciotta o quella bottiglia di vino sono stati prodotti seguendo le norme sul biologico che tutta Europa accetta.

Nulla vieta che, soprattutto nelle piccole e piccolissime aziende, si seguano i principi del biologico senza chiedere la certificazione, perchè il costo può essere troppo gravoso per l'azienda. L'azienda è ovviamente libera di spiegare ai suoi clienti in che modo produce i pomodori o l'olio extravergine di oliva ma non può, ad esempio, scrivere in etichetta che quel prodotto viene da "agricoltura biologica non certificata"!
Parlare di "biologico autentico non certificato" è sostanzialmente una truffa, un inganno che ha come risultato quello di creare confusione nei consumatori.

La coltivazione biologica non significa soltanto "non usare concimi chimici": sarebbe troppo semplice!
L'allevamento biologico del bestiame, per esempio, prevede tante norme diverse, dall'alimentazione alla veterinaria, dal benessere animale alle condizioni di vita. Non a caso, dopo l'approvazione del primo regolamento europeo sulla coltivazione biologica nel 1991, ci sono voluti altri otto anni di discussioni per arrivare a un (complesso) regolamento sulla zootecnia biologica.

A onor del vero, nella stessa trasmissione, qualche minuto dopo, le telecamere sono andate in un allevamento biologico di galline e qui sono state rivolte tante domande molto più circostanziate, dallo spazio a disposizione di ciascuna gallina al tipo di alimentazione ecc.

lunedì 16 novembre 2009

Arrivano i pesci da acquacoltura biologica

Con il regolamento CE n.710 del 5 agosto 2009 parte ufficialmente il settore dell'acquacoltura biologica. Sarà possibile allevare con tecniche biologiche e certificare l'allevamento di pesci d'acqua dolce (come trote, salmoni, carpe ecc.), di pesci d'acqua salata (spigole, orate, rombi, anguille ecc.), gamberi e altri molluschi, cozze, ostriche e anche alghe. Un settore destinato a crescere: i consumi di pesce aumentano mentre la pesca diminuisce a causa dello sfruttamento selvaggio che ha impoverito le risorse naturali dei mari.


Anche nell'Unione Europea è nata ufficialmente l'acquacoltura biologica. All'inizio di agosto, infatti, è stato pubblicato il Regolamento CE n.710/2009 del 5 agosto 2009 che introduce “modalità di applicazione relative alla produzione di animali e di alghe marine dell'acquacoltura biologica”. Il regolamento 710 modifica il regolamento (CE) n. 889/2008 che contiene il quadro di applicazione generale del regolamento  sull'agricoltura biologica, il n.834/2007 che ha sostituito il vecchio regolamento n.2092/91. Il regolamento 710 è composto di due articoli e di un allegato, che a sua volta modifica ed integra alcuni  allegati del regolamento n.889/2008. Il regolamento 710 sarà applicato a partire dal 1 luglio 2010.

L'impatto della nuova normativa per l'acquacoltura biologica sul piano produttivo e commerciale, anche se difficile da stimare, sarà sicuramente rilevante, sopratutto nel giro di qualche anno. Non è un mistero che l'Unione Europea punti decisamente su un'acquacoltura il più possibile sostenibile per rispondere alle esigenze contrastanti della domanda crescente di prodotti ittici da parte dei consumatori e della diminuzione delle risorse naturali della pesca, impoverite da decenni di sfruttamento fuori controllo. Per l'Italia, quindi, quello dell'acquacoltura biologica sarà un settore da sostenere e valorizzare, anche per creare nuove imprese e dare nuove fonti di reddito ad allevamenti già esistenti, che potrebbero vedere valorizzata la propria produzione proprio grazie alla certificazione biologica.

Il regolamento n.710/2009 affronta tutti gli aspetti dell'allevamento degli animali d'acquacoltura (pesci, ma anche crostacei, molluschi ecc.): dall'origine degli animali alle norme di allevamento, dalla riproduzione all'alimentazione, dalle norme specifiche per alcun animali, come i molluschi, agli aspetti della profilassi e dei trattamenti veterinari, un aspetto particolarmente delicato in acquacoltura.

L'elenco delle specie che possono essere allevate secondo le regole dell'acquacoltura biologica si trova nel nuovo allegato XIII bis, in cui sono specificati anche i diversi sistemi di produzione ed il coefficiente di densità massimo per ogni tipo di allevamento biologico (espresso in kg/m3). I coefficiente è ovviamente diverso per le diverse forme di allevamento e per le diverse specie: si va così da 4 kg/m3 per spigole e orate nelle lagune (sezione 4, vedi avanti) ai 25 kg/m3 per la salmotrota e la trota iridea in acque dolci (sezione 1). In altri casi, come per la piscicoltura biologica in acque interne (sezione 6), è indicata la resa di produzione massima, espressa in kg per ettaro all'anno (nello specifico, 1.500 kg/ettaro all'anno).

L'allegato identifica nove diversi sezioni di acquacoltura biologica:
1. salmonidi (es. trota, salmone, salmerino ecc.) in acqua dolce;
2. salmonidi in acque marine;
3. merluzzo, spigola, orata, rombo e altri pesci di mare in acque aperte
4. spigole, orate, anguille ecc. nelle lagune;
5. storioni in acque dolci;
6. piscicoltura biologica in acque interne (carpe, pesce persico, luccio, pesce gatto ecc.);
7. gamberi e gamberetti di acqua dolce;
8. molluschi ed echinodermi;
9. pesci tropicali di acqua dolce (pesce latte, tilapia, pangasio).

L'ambiente d'allevamento è concepito in modo che, tenendo conto delle esigenze caratteristiche di ciascuna specie, gli animali d'acquacoltura possano: disporre di spazio sufficiente per il loro benessere; vivere in acque di buona qualità e sufficientemente ossigenate; avere condizioni di temperatura e di luce adatte alle esigenze della specie e all'ubicazione geografica. Nel caso di pesci di acqua dolce, il fondo deve essere il più possibile simile a quello naturale; per la carpa, il fondo deve essere costituito da terra.
Per quanto riguarda la gestione degli allevamenti, il regolamento prevede che i pesci siano manipolati il meno possibile, con la massima cura e con l'ausilio di attrezzi e protocolli adatti, per evitare stress e lesioni fisiche che possono verificarsi in occasione delle manipolazioni. Sono fissate norme per regolare l'uso dell'illuminazione artificiale, della ventilazione e dell'ossigeno; la macellazione prevede lo stordimento dell'animale, per renderlo insensibile al dolore. È vietato l'uso di ormoni per favorire la riproduzione.

Per l'alimentazione, il regolamento ricorda che i regimi alimentari devono perseguire tre priorità: salute degli animali; buona qualità del prodotto, anche dal punto di vista della composizione nutrizionale che deve conferire un'ottima qualità al prodotto finale commestibile; scarso impatto ambientale. Sono definite norme specifiche per l'alimentazione degli animali d'acquacoltura carnivori, che devono essere nutriti in via prioritaria con: mangimi biologici di origine acquicola; farina di pesce e olio di pesce ricavati da sottoprodotti dell'acquacoltura biologica; farina di pesce e olio di pesce nonché ingredienti di origine ittica ricavati da scarti di pesci catturati per il consumo umano nell'ambito della pesca sostenibile; mangimi biologici di origine vegetale e animale elencati nell'allegato V. Sono anche fissate norme specifiche sull'alimentazione di alcune specie di acquacoltura, come pesci per l'allevamento in acque interne, gamberetti di acqua dolce, pesci tropicali d'acqua dolce (vedi sopra, sezioni 6, 7 e 9). Per queste specie la fonte principale di alimentazione sono le risorse naturalmente presenti negli stagni e nei laghi. Se queste risorse naturali non sono sufficienti, possono essere impiegati mangimi biologici di origine vegetale, di preferenza coltivati nell'azienda, o alghe marine.

Norme precise vengono fissate anche per la profilassi e per i trattamenti veterinari. Per la profilassi sono fornite norme per il piano di gestione degli animali, per il fermo degli impianti e per aspetti più particolari, come ad esempio la prescrizione dell'uso di pesci pulitori per la lotta biologica contro gli ectoparassiti. I trattamenti veterinari dovranno essere applicati con questo ordine di preferenza: 1) sostanze di origine vegetale, animale o minerale in diluizione omeopatica; 2) piante ed estratti vegetali che non abbiano effetti anestetici; 3) sostanze come oligoelementi, metalli, immunostimolanti naturali o probiotici autorizzati. Ad eccezione delle vaccinazioni e dei piani obbligatori di eradicazione, la somministrazione di medicinali allopatici (cioè i tradizionali farmaci veterinari usati negli allevamenti convenzionali) è limitata a due cicli di trattamento annuali. Anche le cure antiparassitarie sono limitate a due trattamenti all'anno, ad esclusione dei piani di lotta obbligatori gestiti dagli Stati membri.
Nel regolamento 710/2009 sono previste norme specifiche per l'allevamento dei molluschi e per l'ostricoltura (sezione 6) e per la produzione, la raccolta sostenibile e la coltivazione delle alghe marine (capo 1 bis, titolo II).

giovedì 12 novembre 2009

I formaggi biologici di qualità in gara per il premio Le Forme del Bio

Appuntamento in Sardegna, a Villamar, nella provincia del Medio Campidano, il 21 e il 22 novembre 2009 per il concorso nazionale riservato ai formaggi biologici, Le forme del bio, e per il concorso Pecorini d'Italia. I concorsi sono organizzati dall'associazione Città del Bio.
Nel blog ci siamo già occupati del concorso Le Forme del Bio, qui e qui.


L'appuntamento sarà l'occasione per gustare i tanti formaggi biologici ed i gustosi pecorini che parteciperanno al concorso, oltre a conoscere la rara pecora nera di Arbus e a partecipare alla Festa de sa Matzocca,  una festa etnica dedicata alla società pastorale e ad un simbolo oggi in disuso, ma nel passato particolarmente emblematico: il semplice bastone dei pastori, che diventa un vero e proprio cimelio sacro, arricchito da sculture lignee a tutto tondo.
Le premiazioni dei concorsi domenica 22 novembre a Villamar, nella splendida cornice del “borgo maiorchino”, cuore del centro storico della cittadina.

Questo è il programma dell’appuntamento.

Sabato 21 novembre 2009
  • 15.00 Apertura della MOSTRA MERCATO dei prodotti artigianali e agroalimentari del Medio Campidano
  • 15.00 “Matzoccas” - esposizione di manufatti artigianali presso il Quartiere Maiorchino
  • 15.00 Esibizione itinerante dei Gruppi Folk “Santa Maria” e  Associazione Culturale “Traccas e Sonus” di Villamar
  • 18.00 Degustazione di prodotti agroalimentari del “Paniere del Medio Campidano” presso la Casa Maiorchina

Domenica 22 novembre 2009
  • 9.30 Apertura della MOSTRA MERCATO dei prodotti artigianali e agroalimentari del Medio Campidano
  • 9.30 “Matzoccas”  - esposizione di manufatti artigianali presso il Quartiere Maiorchino
  • 10.00 Premiazione del 3° concorso Pecorini d’Italia e del 7° concorso “Le forme del Bio” presso la Casa Maiorchina, interverranno il Presidente della Provincia del Medio Campidano Fulvio Tocco, il Sindaco di Villamar Pier Sandro Scano, il Direttore dell’Ass. Nazionale Città del Bio Ignazio Garau.12.00 Assaggio dei formaggi pecorini presentati ai concorsi nazionali
  • 13.30 Degustazione di prodotti agroalimentari del “Paniere del Medio Campidano” presso la Casa Maiorchina
  • 16.00 Esibizione dell’Associazione Culturale Boes e Merdules di Ottana
Informazioni:
Città del Bio +39 011 7808166
email info@cittadelbio.it

L'agricoltura biologica in cifre


Il biologico in Italia procede (abbastanza) nonostante la crisi. I dati nel complesso mostrano un calo del settore, soprattutto per quanto riguarda le superficie coltivate (-12,8%). In diminuzione anche gli operatori biologici (-1,2%). Per le coltivazioni biologiche restano in testa le regioni meridionali, mentre tra i trasformatori il primato va ad Emilia Romagna e Veneto. Tra le colture, oltre la metà della superficie agricola viene da colture estensive: cereali, prati, pascoli e foraggere. Seguono poi olivo, vite e ortaggi.


L’analisi completa della struttura del settore viene dai dati al 31 dicembre 2008, forniti al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali dagli Organismi di Controllo operanti in Italia  ed elaborati dal Sinab (Sistema d’Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica).

Gli operatori del settore biologico sono in tutto 49.654 di cui: 42.037 produttori; 5.047 preparatori (comprese le aziende che effettuano attività di vendita al dettaglio); 2.324 che effettuano sia attività di produzione che di trasformazione (produttori/trasformatori); 51 importatori esclusivi; 195 importatori che effettuano anche attività di produzione e/o trasformazione. Rispetto ai dati del 2007, c'è da notare una riduzione complessiva del numero di operatori di -1,2%.

La distribuzione degli operatori sul territorio nazionale vede in testa, come per gli anni passati, la Sicilia e la Calabria, seguite da Puglia, Basilicata ed Emilia Romagna. La stessa graduatoria si ripete se si considerano soltanto i produttori agricoli biologici. Per il numero di aziende di trasformazione impegnate nel settore, la leadership spetta all’Emilia Romagna seguita dal Veneto. Infine, nella categoria dei produttori/trasformatori (dove ci sono, ad esempio, aziende vitivinicole che hanno la cantina o le aziende olivicole che imbottigliano e commercializzano il proprio olio), il primato spetta alla Toscana, seguita dalla Puglia e dall'Umbria.

La superficie agricola, in conversione o già certificata come biologica, è di 1.002.414 ettari, con una riduzione rispetto all’anno precedente di circa -12,8%. La situazione nelle regioni italiane conferma la maggiore estensione delle colture biologiche nel Centro Sud, anche se offre qualche sorpresa. La prima regione per superficie coltivata biologica è di gran lunga la Sicilia, con oltre 28mila ettari. Al secondo posto troviamo una piccola regione, la Basilicata, che però ha ben 107.151 ettari in biologico. Seguono poi la Puglia (94.750 ettari), la Toscana, la prima regione non meridionale, con 89.101 ettari e la Calabria (83.237 ettari). Seguono poi nell'ordine, tutte con superfici superiori ai 50mila ettari, Lazio, Marche, Emilia Romagna e Sardegna. 

Il principale orientamento produttivo è rappresentato dai cereali (231.569 ettari) che, insieme a prati e pascoli permanenti (224.601) e ai foraggi verdi da seminativi (205.758), coprono oltre la metà della superficie totale coltivata in agricoltura biologica. Seguono poi, in ordine di importanza, le coltivazioni di olivo (114.472 ettari), vite (40.480) e orticole (29.825). Con estensioni molto simili (intorno ai 25.000 ettari ciascuno), ci sono poi le tre categorie di frutta (che non comprende però uva da tavola, agrumi, frutta secca e piccoli frutti), colture proteiche e leguminose da granella, agrumi.

Per le produzioni animali, distinte sulla base delle principali specie allevate, i dati evidenziano un incremento del numero di capi in particolare per quanto riguarda il pollame (2,16 milioni di capi), gli ovini (oltre un milione di capi) ed i suini (34mila capi).

martedì 10 novembre 2009

La crisi economica non ferma i prodotti biologici


Gli italiani spendono sempre di più per comprare prodotti biologici, nonostante la stagnazione dei consumi alimentari. I dati Ismea del primo semestre 2009 confermano la crescita del 2008, con un aumento del 7,4%. A trainare i consumi soprattutto frutta e verdura (fresche e trasformate), bevande e uova. I consumi biologici restano una caratteristica del Nord Italia.

La crisi economica non ferma le famiglie italiane: i prodotti biologici continuano a guadagnare spazio nel carrello della spesa.
Nel primo semestre 2009, gli acquisti domestici di alimenti biologici confezionati sono aumentati, in termini monetari, del 7,4% su base annua. Un dato che conferma quanto avvenuto nel 2008 quando, nonostante la recessione e l'andamento stagnante dei consumi nazionali, gli acquisiti del biologico sono cresciuti del 5,4% rispetto al 2007.
I dati sono quelli delle rilevazioni del panel Ismea/Nielsen; il dato non comprende le vendite presso i negozi specializzati (ma anche nei canali alternativi come la vendita diretta, gli agriturismi, i mercatini del biologico, i gruppi d'acquisto ecc.) ed è riferita agli acquisti destinati ai consumi casalinghi. Sono quindi escluse le spese per ristorazione, catering, distributori automatici ecc.

A trainare la crescita del biologico, con aumenti consistenti rilevati sia nel 2008 che nei primi sei mesi del 2009, sono gli ortofrutticoli freschi e trasformati (+19,8% la spesa nel 2008 e +37,8% nella prima metà di quest'anno), le bevande (+2,7% e +11,6%) e le uova (+14,1% e +24,3%), mentre gli acquisti di lattiero-caseari, dopo il più 1,5% del 2008, hanno fatto segnare in questo primo semestre una diminuzione di -3,9%. Negativo, invece, il trend dei prodotti per la prima colazione (caffè, tè, biscotti, dolciumi, ecc.), sia nel 2008, sia nel primo semestre 2009 (-13,8% e -2,8%).

In generale - osserva l'Ismea - l'incremento degli acquisti di prodotti bio acquista una valenza maggiore se si inquadra in un ambito più ampio che è quello dei consumi alimentari nel complesso e degli altri prodotti a qualità certificata. Già nel 2008 il comparto biologico aveva mostrato performance migliori rispetto al resto dei prodotti alimentari, anche in un contesto economico non positivo. E lo stesso orientamento si sta verificando e consolidando nel 2009, con il 7,4% di crescita del paniere biologico che si confronta con uno 0,2% di aumento del totale del mercato agroalimentare e con una riduzione dell'1,8% registrata per i prodotti a marchio Dop e Igp.

A livello geografico i consumi biologici restano una caratteristica prevalentemente del Nord Italia. Nelle regioni settentrionali si concentra infatti più del 70% degli acquisti nazionali (il 44,1% nel Nord-Ovest e il 27,2% nel Nord-Est), mentre il Centro, inclusa la Sardegna, e il Meridione rappresentano rispettivamente il 19,7% e il 9% della spesa totale.

Riguardo infine ai singoli canali distributivi, è proseguita la crescita delle vendite nella grande distribuzione organizzata. Le vendite di prodotti bio negli iper e nei supermercati hanno fatto segnare aumenti, per entrambi, di oltre il 5% nel 2008 e rispettivamente del 13,5 e del 5,4 per cento nel primo semestre 2009.

Per i prodotti ortofrutticoli freschi, il panel Ismea/Nielsen fornisce dati analitici anche sui singoli prodotti. Per gli ortaggi scopriamo così che nel primo semestre 2009, rispetto allo stesso periodo del 2008, sono cresciuti gli acquisiti di carciofi (+12,8%), spinaci (+10,4), carote () e cetrioli (). Nel complesso i segni negativi sono pochi e di piccola entità. Più articolata la situazione per la frutta. Sono andate alla grande le ciliege (+64,6%), seguite da clementine (+21,1) e kiwi (+16,7). Crescono anche i consumi di fragole, banane e mele. Molto male, invece, albicocche (-10,3%) e limoni (-14,4%).

martedì 3 novembre 2009

Formaggi biologici nel cuore della Barbagia, in Sardegna

Formaggi biologici nel cuore della Barbagia

Calavrina è un'azienda agrituristica e casearia biologica di Bitti (Nuoro) che ruota intorno all'allevamento degli ovini da latte. Nel 2008 ha vinto il primo premio per i pecorini semistagionati al concorso “Le forme del bio”.


Calavrina è un’azienda agrituristica e casearia di 50 ettari che sorge a 760 metri di altezza, immersa in un bosco di sugherete. L'azienda si trova in località Calavrina, a 8 km da Bitti (paese a 40 km da Nuoro), in piena Barbagia, nel centro Sardegna.

L’attività principale e tradizionale dell'azienda è l’allevamento di ovini da latte. La svolta arriva nel 2004 dall’idea dei due fratelli Gianni e Salvatore Sanna  che continuano a credere nella pastorizia ma si convincono che, pur rimanendo nel settore trasmessogli dal padre, il futuro può essere quello di trasformare e vendere direttamente i loro prodotti. Da qui nascono una serie di decisioni. L'azienda innanzitutto entra nel regime di controllo dell'agricoltura biologica per accentuare la ricerca della qualità e dell'armonia con la natura. Sorgono poi un minicaseificio, che lavora il latte aziendale, e un agriturismo che svolge attività di ospitalità e di ristorazione.

Nel minicaseificio si producono pecorini seguendo scrupolosamente le più antiche tradizioni. Il pecorino prodotto con latte crudo viene cagliato a 38° C e poi viene portato alla temperatura di 42° C. La rottura della cagliata viene fatta a chicco di riso; viene poi effettuata la stufatura finché non si raggiunge l'acidità ottimale. La stagionatura avviene in celle coibentate ad una temperatura controllata. Per quanto riguarda la pulizia del formaggio, si usano ancora i metodi antichi, dal lavaggio con l’aceto alla protezione della crosta ungendolo con olio d’oliva. Si producono anche ricotta gentile, ricotta salata, caciotta, frue (latte cagliato fatto con il latte appena munto e consumato al cucchiaio o in fette sul pane carasau). Di recente il caseificio Calavrina ha vinto con il formaggio Annile il primo premio nella categoria “Pecorini semistagionati” nella sesta edizione del concorso per i formaggi biologici “Le forme del bio”.

Immerso nel verde delle querce da sughero e della macchia mediterranea, l’agriturismo Calavrina è composto da un locale ristoro con 80 coperti, un'ampia veranda coperta e due gruppi di bungalow per il pernottamento, per un totale di 10 posti letto più 2 aggiuntivi. L'ambiente è suggestivo. Numerosa la fauna selvatica, con cinghiali, volpi,  lepri, donnole e gli uccelli rapaci, come le poiane e le aquile. Per l'agriturista c'è la possibilità di fare escursioni e trekking lungo sentieri segnati,  con lo sfondo di paesaggi incontaminati e con lo sfondo le montagne bianche del massiccio de Monte Albo
Quasi tutte le vivande servite nel menù dell’agriturismo sono prodotte e trasformate in azienda: carni, insaccati, formaggi e ricotte, pane, pasta, dolci e verdure. La cucina è ovviamente legata alla tradizione barbaricina, con piatti caratteristici e dai nomi spesso suggestivi, come maccarones de erritu e oricras de prates tra i primi piatti, arrosto di porcetto e pecora bollita tra i secondi, seadas e papassini tra i dolci.

L’agriturismo è anche accreditato come fattoria didattica: tra le attività si segnalano la guida ai lavori agricoli, le visite al caseificio con la descrizione delle lavorazioni dei formaggi e le degustazioni.

Una curiosità, per concludere. Il fondatore di Calavrina, padre di Gianni e Salvatore Sanna, è Piero Sanna, attuale “Oche” e “Mesu Oche” ( voce solista e mezza voce) dei famosi Tenores di Bitti - Remunnu 'e Locu, il gruppo musicale nato nel 1974 e famoso in tutto il mondo che si è dedicato alla riscoperta delle tradizioni popolari e locali ed, in particolare, del canto a Tenores. Nell’ovile di Calavrina sono stati registrati diversi CD dei Tenores di Bitti: ultimo in ordine di tempo “Caminos de pache”, registrato nel maggio 2004.
Azienda agrituristica e casearia Calavrina
Fratelli Sanna
Via Canonico Respano, 3
Località Calavrina - Bitti (Nuoro)
Tel. +39 0784 414208
www.calavrina.com
Si ringrazia per la cortese collaborazione il dottor Giulio Burrai, direttore regionale di Suolo e Salute per la Sardegna.

[articolo pubblicato sul periodico "Suolo e Salute", n.1-2009]

lunedì 3 agosto 2009

Liguria: 9 milioni di euro per prodotti biologici, Dop e Igp

Con l’accordo raggiunto tra il ministro delle Politiche Agricole, Luca Zaia, ed il Coordinamento degli Assessori regionali all’Agricoltura sul riparto delle risorse della Pac, arrivano anche in Liguria le misure a sostegno dei produttori di olio biologico, Dop e Igp. Il sostegno avrà la forma di un aiuto alla produzione per gli olivicoltori che producono questi oli di qualità certificata.
A fronte di una somma complessiva di 316,5 milioni di euro, sono previsti 9 milioni per il settore dell’olio di oliva, destinati al sostegno dei produttori di olio extravergine di oliva biologico, Dop e Igp per i costi di certificazione e di produzione, valore riconosciuto in base ai Kg di olio prodotto. Gli operatori liguri attendono ora l’apertura di due importanti bandi del Psr Liguria 2007/2013.
Il primo consentirà agli olivicoltori di abbattere totalmente per tre anni i costi sostenuti per il controllo e la certificazione dell’olio Dop Riviera Ligure.
Il secondo permetterà al Consorzio di sviluppare per la Dop Riviera Ligure attività di informazione e promozione, proseguendo così il cammino iniziato quest’anno con la campagna d’affissione “Assaggia la Liguria. 100% ligure, controllato e certificato. Chiedilo nei negozi o nei ristoranti”.

sabato 25 luglio 2009

Premiato l'ecodistretto agroalimentare biologico della Val di Vara

Ennesimo riconoscimento per la validità del modello della Val di Vara, la “valle del biologico”. La Val di Vara, infatti, è stata inclusa tra i dieci migliori "ecodistretti" produttivi italiani, le aree dove la competitività e lo sviluppo economico riescono ad andare a braccetto con le azioni innovative a difesa dell'ambiente. Il riconoscimento viene dal rapporto Ecodistretti 2009 che ha effettuato una rassegna delle buone pratiche realizzate in materia di politiche ambientali nei distretti industriali e nei sistemi produttivi locali in Italia.

Altra importante novità che farà senz'altro piacere ai lettori di “Suolo e Salute” e a tutti i sostenitori del biologico. Da qualche settimana un tratto della strada 523 del passo di Centocroci, quello antistante il palazzo comunale di Varese Ligure, è stato dedicato all'indimenticato sindaco Maurizio Caranza, il vero e proprio inventore della “valle del biologico”, scomparso due anni fa. È stata necessaria una deroga concessa dalla prefettura (necessaria perché non sono ancora trascorsi dieci anni dalla morte) per accettare la richiesta del sindaco attuale, Michela Marcone.
Alla cerimonia di intitolazione hanno partecipato la vedova signora Franca, la figlia Simona, altri familiari, l'assessore regionale Renzo Guccinelli, il presidente della comunità montana, Paolo Gallo, e quasi tutti i sindaci dell'alta Val di Vara. Il discorso ufficiale è stato tenuto dall'on. Egidio Banti, del quale Caranza fu per anni, in regione Liguria, il più stretto collaboratore. Banti ha ricordato, tra l'altro, come nacque la Valle del biologico, frutto di una conversazione con Caranza al bar della regione. Banti si lamentava perché un nuovo regolamento europeo, il 2078, prevedeva molti aiuti agli agricoltori in un settore, quello biologico, che non era mai stato considerato. “Ma da noi il biologico, di fatto, esiste già” esclamò Caranza, e in pochi giorni mise a punto il progetto che avrebbe creato una filiera agroambientale divenuta celebre in tutto il mondo.

[articolo pubblicato nel periodico "Suolo e Salute", n.2-2009]

mercoledì 8 luglio 2009

CatanZero, il mercato dei contadini a km zero

Domenica 31 maggio a Catanzaro ha aperto i battenti il mercato dei contadini CatanZero.

All'insegna dello slogan “la vendita diretta a km zero”, CatanZero nasce dal lavoro e dalle convinzioni di quattro piccoli produttori agricoli locali, fondatori dell'associazione "Agrimercato delle Fattorie", che oggi registra la presenza di una decina di produttori agricoli con un paniere di circa 20 prodotti biologici e non. Grazie alle sinergie con Coldiretti, CatanZero è il primo Agrimercato di Campagna Amica in Calabria: vuole facilitare l'incontro tra consumatori e agricoltori e favorire quindi la spesa alimentare direttamente dai produttori locali con prodotti della zona, freschi e a costi equi.

CatanZero si è svolto nell'azienda agricola biologica Valle del No di Caraffa di Catanzaro, a 8 km dalla città. Molti nuovi consumatori sono arrivati e sono anche tornati, a dimostrazione della bontà dei prodotti acquistati. In appena due giornate di mercato, al progetto CatanZero si sono iscritti 137 soci consumatori che potranno usufruire più da vicino delle attività organizzate come seminari d'informazione, stage, feste, degustazioni guidate e soprattutto per utilizzare i servizi del costituendo Gas (Gruppo d'Acquisto Solidale).

Grazie al successo della prima edizione, è nata l'idea di avvicinare ancora di più CatanZero ai consumatori nei mesi estivi. L'agrimercato, infatti, si sposterà a Catanzaro Lido per tutta l'estate 2009. L'appuntamento con i consumatori è fissato a piazza Brindisi nelle domeniche del 28 giugno, 12 luglio, 26 luglio, 2 agosto, 16 agosto e 30 agosto; l'orario di apertura è dalle dalle 18 alle 24. Grazie alla presenza dei migliori gruppi folk della provincia di Catanzaro, CatanZero coinvolgerà i visitatori in sfrenati balli a suon di tarantelle calabresi.

Per informazioni e adesioni a CatanZero:
Antonio Guzzi (presidente dell'associazione Agrimercato delle Fattorie) –
cell. 327-5865606
www.agrimercatodellefattorie.net
email info@agrimercatodellefattorie.net

lunedì 20 aprile 2009

I tesori del porcello biologico: il Maiale si fa Bio 2009

Aiab (Associazione Italiana per l'Agricoltura Biologica), in collaborazione con Onas
(Organizzazione Nazionale Assaggiatori Salumi), indicono il Concorso per l'assegnazione
del Premio Il Maiale si fa Bio 2009, rivolto agli operatori che producono salumi ed altri prodotti, in osservanza della normativa nazionale, comunitaria ed internazionale di produzione biologica
vigente.

Le selezioni si svolgeranno nel mese di aprile 2009 mentre la premiazione avverrà nel mese di ottobre 009 nel Castello degli Acaja di Fossano - Cuneo.
La premiazione potrà prevedere altre manifestazioni ad esso collegate, come i festeggiamenti del decennale ONAS e della 5° ONAS Convention Nazionale, sponsorizzate da Regione Piemonte, Provincia di Cuneo, Comune di Fossano, Fondazione Cassa di Risparmio di Fossano.

Il Concorso è riservato a salumi ricavati da carni suine, ottenuti nel rispetto delle normative comunitarie e nazionali vigenti relativamente alle produzioni animali con metodo biologico, esistenti e riconosciute.
Possono partecipare al concorso, per l’anno 2009, i salami stagionati, anche più di una varietà per azienda. La partecipazione al concorso ha un costo di € 10,00 per ogni prodotto inviato. I costi e la responsabilità della spedizione dei campioni sono a totale carico dei partecipanti al concorso.

Il Concorso si propone di: premiare gli operatori che sono riusciti ad ottenere prodotti d'elevata e apprezzabile qualità organolettica, applicando i metodi dell'agricoltura biologica; valorizzare il
patrimonio di conoscenze e cultura che la storia e gli uomini hanno saputo creare attorno alla
trasformazione delle carni; riscoprire e valorizzare le produzioni tipiche e spesso nascoste o
dimenticate; contribuire alla ricerca, innovazione e diffusione del metodo di Agricoltura Biologica
quale strumento di valorizzazione delle aree rurali legate alla zootecnia.

Per informazione sulla partecipazione:
www.cittadelbio.it
ufficiomarchio@aiab.it

lunedì 6 aprile 2009

Lazio: i prossimi appuntamenti della Festa regionale dell'Altreconomia

Si svolgeranno a Ceccano (in provincia di Frosinone) domenica 26 aprile e a Rieti domenica 3 maggio 2009 i prossimi appuntamenti della Festa regionale dell'Altra Economia. Le manifestazioni saranno aperte dalle 9 alle 21.

In questa occasione Sviluppo Lazio, per conto della regione Lazio, assegnerà gratuitamente spazi espositivi all'interno delle aree interessate alle organizzazioni dell’altra economia che ne faranno richiesta.
Ricordiamo che tra le realtà dell'altra economia ci sono le aziende che si occupano di "produzione, trasformazione e distribuzione di prodotti dell'agricoltura biologica e
biodinamica".

La richiesta degli spazi va effettuata entro il 16 aprile (ore 12) al seguente indirizzo:
Sviluppo Lazio S.p.A.
Via Vincenzo Bellini n. 22
00198 Roma

Tutto il materiale utile (bando; domanda assegnazione spazi; definizione delle attività dell'Altra Economia ecc.) si trova nel sito di Sviluppo Lazio.

Ricordiamo che, oltre all'agricoltura biologica, l'elenco delle attività comprende:
1. commercio equo e solidale;
2. produzione, trasformazione e distribuzione di prodotti dell'agricoltura biologica e biodinamica;
3. finanza e assicurazione etica;
4. riciclo e riuso di oggetti e materiali e attività collegate;
5. produzioni con materiali ecologici o equosolidali;
6. risparmio energetico ed energie rinnovabili;
7. turismo responsabile;
8. sistemi di informazione aperta, come il software libero e le tv di strada;
9. consumo critico, gruppi di acquisto, solidarietà sociale con i paesi del sud del mondo, tutela dell'ambiente, tutela dei diritti, cultura ed informazione su questi temi.
Per informazioni:
Sviluppo Lazio
Comunicazione, relazioni esterne ed eventi
Tel. 06-97605400
www.sviluppo.lazio.it

mercoledì 4 marzo 2009

Biologico: Spagna batte Italia

Non bastava aver perso la partita decisiva degli ultimi Europei di calcio.
Ora la Spagna ci ha battuto anche in un'altra importante partita.

Nel 2008, infatti, la Spagna ha scavalcato l'Italia come maggior produttore biologico europeo.
La Spagna è arrivata a un totale di 1,25 milioni di ettari, rispetto a 1,15 milioni dell'Italia.

Il sorpasso spagnolo è avvenuto soprattutto grazie alla Andalusia che sta diventando uno dei centri del biologico europeo. Con 784mila ettari coltivati e 8.125 operatori biologici, l'Andalusia è di gran lunga la prima comunità regionale spagnola per il biologico.
I dati sono stati diffusi al BioFach 2009 da Francisco Casero, presidente del Ccae, Comité de Agricultura Ecológica de Andalucía.
Una considerazione: come al solito, il Bel Paese preferisce pavoneggiarsi nei suoi primati, invece di lavorare per consolidarli.
Da anni sentiamo una sfilata di politici, sindacalisti, esperti, cuochi ecc. decantare a chiacchiere il primato italiano nei prodotti tipici, di qualità e anche per quelli biologici.

Ebbene, mentre noi parliamo, gli altri fanno i fatti.
In Spagna da anni si promuovono programmi di sviluppo, di ricerca, di conoscenza del biologico tra i consumatori e nelle scuole.
In Italia il meglio che può capitare è vedere qualche pubblicità, più o meno occulta, dei prodotti biologici in una fiction. Da anni si aspetta una legge di riforma che dia finalmente norme adeguate a un settore enormemente cresciuto dal 1992 (anno della prima normativa europea sull'agricoltura biologica) ad oggi: sono tutti sempre d'accordo (destra e sinistra) ma la legge non si fa.
Il Piano d'azione sul biologico, anche questo reclamizzato più volte da destra e da sinistra, vivacchia.

Intanto gli spagnoli vanno in testa e, come nel calcio, non sembrano disponibili a lasciarla tanto presto.

martedì 3 marzo 2009

I migliori mieli biologici a Mielinbio


È giunto alla seconda edizione Mielinbio, il concorso riservato ai mieli italiani da apicoltura biologica, organizzato dall'associazione Città del Bio, insieme al comune di Foligno, all'Aiab (Associazione Italiana Agricoltura Biologica) e all’Apau, l'Associazione Produttori Apistici Umbri.

Anche quest'anno teatro del premio finale è stata la cittadina umbra di Foligno: Mielinbio è stato infatti ospitato all’interno di Mielinumbria, manifestazione dedicata al miele e ai prodotti dell'apicoltura.

Il primo premio, il Baiocco d'oro 2008, è andato a due aziende, una della Lombardia e una del Lazio.
Il premio per la melata ed il miele d'acacia è stato vinto dall'apicoltura Zipoli di Ballarini Ancilla, da Sergnano (Cremona), mentre quello per il millefiori è andato all'apicoltura Nardi di Roma.
Due anche gli attestati di alta qualità, andati rispettivamente alla cooperativa apistica Mediterranea di San Sperate (Cagliari), per il miele monoflora di eucalipto, e all’azienda di Gianluigi Brizzolata, di Borzonasca (Genova), per il miele di castagno.
Attestati di qualità anche per tanti altri mieli monoflora, dalla Sideritis syriaca al timo, dall'asfodelo al corbezzolo.

Oltre ai premi, Mielinumbria e Mielinbio hanno ottenuto un buon successo di pubblico (circa ventimila visitatori) grazie a una serie di iniziative, come il Forum sull'apicoltura mediterranea ed il convegno sulla salubrità del miele e la sanità delle api nella produzione biologica.

Di recente i mieli biologici vincitori a Mielinbio sono stati esposti e degustati anche al BioFach 2009 di Norimberga, il salone mondiale del biologico.

Ecco l'elenco completo dei mieli biologici premiati a Mielinbio 2008:

  • Apicoltura Zipoli di Ballerini Ancilla, Baiocco d’Oro 2008 per la melata e per il miele di acacia
  • Apicoltura Nardi, Baiocco d’Oro 2008 per il miele millefiori
  • Apistica Mediterranea, attestato di Qualità superiore per il miele di eucalipto
  • Brizzolata Gianluigi. attestato di Qualità superiore per il miele di castagno
  • Bio Gold di Lo Piccolo Nicolò, attestato di Qualità per il miele di eucalipto
  • Apicoltura La Ghirlanda, attestato di Qualità per il miele di sideritis syriaca
  • Apicoltura F.lli Borsi, attestato di Qualità per la melata
  • Apipuglia, attestato di Qualità per il miele di timo capitatus
  • Apistica Mediterranea, attestato di Qualità per il miele di asfodelo e corbezzolo
  • La Bottega delle Api, attestato di Qualità per il miele di millefiori
  • Apicoltura Nardi, attestato di Qualità per il miele di eucalipto
  • Apicoltura nomade Terre alte, attestato di Qualità per la melata
  • Imatio Davide, attestato di Qualità per il miele di acacia
  • La Fattoria dei Cantori, attestato di Qualità per il miele di millefiori

lunedì 2 marzo 2009

Spesa biologica per otto milioni di italiani

Il 2008 ha fatto registrare un vero boom per i consumatori abituali di alimenti biologici che aumentano del 23 per cento e arrivano a quasi 8 milioni. Ben 7 italiani su 10, inoltre, hanno inserito prodotti biologici nel carrello della spesa almeno occasionalmente.
Il dato è emerso da una analisi Coldiretti/Swg in un settore dove l'Italia ha conquistato la leadership produttiva a livello europeo con oltre un milione di ettari coltivati e circa cinquantamila imprese agricole coinvolte.

Si tratta di un settore di punta del Made in Italy agroalimentare perché in Italia - precisa la Coldiretti - si trovano un terzo delle imprese biologiche europee e un quarto della superficie bio della UE, superando il milione di ettari. A sostenere il consumo di prodotti biologici è soprattutto la ricerca di sicurezza alimentare con il ripetersi di emergenze, dal maiale irlandese alla diossina al latte cinese alla melamina, ma anche il diffondersi di stili di vita più attenti all'ambiente, che la crisi non sembra intaccare.

Esiste poi una fascia crescente di consumatori che non si accontenta di consumare biologico ma preferisce quello locale che non deve essere trasportato per lunghe distanze con mezzi di trasporto inquinanti prima di giungere in tavola.

A trainare la crescita degli alimenti biologici ci sono i prodotti ortofrutticoli freschi e trasformati (+18,4 per cento), i prodotti per l'infanzia (+17,6 per cento) e i lattiero-caseari (+ 5,7 per cento), che sono stati più recentemente oggetto di scandali alimentari, secondo elaborazioni su dati Ismea relativi ai primi sei mesi del 2008. Il boom del biologico è confermato anche dai dati del rapporto BioBank 2009.

Consumo e produzione di prodotti biologici sono in crescita in tutto il mondo dove secondo il rapporto Ifoam si stima un valore di mercato di 26 miliardi di euro e ben 30,4 milioni di ettari certificati con l'Italia che si colloca al quinto posto con l'Australia in testa con 11,8 milioni di ettari coltivati.

domenica 1 marzo 2009

Chi ha paura del latte crudo?

Ci siamo già occupati dei distributori di latte crudo nel blog.
In particolare, è importante ricordare che alcuni di questi ci offrono latte crudo biologico (certificato) a un prezzo decisamente interessante.
Nei mesi scorsi è montata una vera e propria campagna contro questi distributori, mossa dai "si dice" e dai "sembra" e non certo da dati oggettivi. In questo articolo, pubblicato nel n.1-2009 del periodico "Suolo e Salute", ho riassunto in modo molto sintetico e (spero) chiaro la vicenda.
L'articolo è stato segnalato anche dalla newsletter dell'azienda Biolà, ormai una vecchia conoscenza per i consumatori biologici romani.


Chi ha paura del latte crudo?

di Pier Francesco Lisi

La battaglia degli allevatori per difendere i distributori automatici di latte diffusi ormai in tutta Italia. In prima linea l'azienda biologica Biolà di Fiumicino

Qualcuno ha davvero paura del latte crudo? E la paura, dipende da un ipotizzato rischio per la salute o, piuttosto, la paura viene direttamente dalla concorrenza che questa nuova forma di vendita diretta sta facendo al latte industriale?

Il fenomeno dei distributori automatici di latte crudo ha avuto in Italia un vero e proprio boom e forse proprio da tanto successo sono nati i problemi. I distributori sono riforniti direttamente ogni giorno dall'allevatore che ci mette, per così dire, la faccia, visto che su ogni distributore viene indicata la stalla che produce il latte. Tutto avviene rispettando in modo scrupoloso le norme igienico-sanitarie, a partire ovviamente dagli allevamenti. La prova, dicono gli allevatori, sta nell'esperienza di centinaia di migliaia di italiani che da quattro anni consumano senza problemi questo tipo di latte.

La diffusione dei distributori di latte ha avuto un freno dalle polemiche sui rischi da infezioni di Escherichia coli. Ora, l'offerta del latte crudo in Italia è stata regolamentata a condizioni che, secondo la Coldiretti, sono addirittura le più restrittive in Europa. Su ogni distributore deve essere infatti apposta l'indicazione “il latte deve essere consumato previa bollitura”. Non basta: per qualche oscura ragione, la scritta deve esser fatta nel colore rosso!

I sostenitori del latte crudo, però, non ci stanno e danno battaglia. È il caso dell'allevamento biologico Biolà di Giuseppe Brandizzi di Fiumicino, certificato da Suolo e Salute, conosciuto ormai in tutta Roma e nella provincia grazie al suo distributore mobile di latte crudo, presente nei quartieri, nei mercatini, nelle fiere e negli appuntamenti con i gruppi di consumatori.

Nel suo sito Biolà ricostruisce tutta la vicenda degli attacchi al latte crudo, con una completissima rassegna stampa che inizia nell'ottobre 2007. Il vero problema, secondo Biolà, è che i distributori automatici di latte danno fastidio, solo perché sono arrivati a vendere 10-15 milioni di litri di latte crudo all'anno. Anche Coldiretti ha insinuato un sospetto: come mai il prezzo del latte pastorizzato è sceso solo dopo la diffusione dei distributori automatici? Da quando ci sono i distributori, il latte pastorizzato è infatti calato da 1,46 a 0,90-1,20 euro al litro.

Non c'è nessuna prova evidente che metta in collegamento i pochissimi casi di infezione da Escherichia coli O157 con il consumo di latte crudo. C'è di più. Biolà, ad esempio, mette a disposizione sul proprio sito web le analisi (tutte negative) che vengono continuamente fatte da laboratori pubblici sulle feci dei propri bovini. Anche il Consorzio tutela latte crudo spiega che nessuna delle migliaia di analisi fatte dal Servizio sanitario pubblico in tutta Italia ha mai dimostrato casi di latte crudo infetto. Del latte crudo si è occupato favorevolmente anche Beppe Grillo, mentre soprattutto su internet non si è arrestato il passaparola dei consumatori che trovano decisamente migliore questo latte controllato che arriva direttamente dalla stalla dell'allevatore.

Il latte crudo è molto apprezzato sul piano del gusto; inoltre, molte persone che hanno problemi di ipersensibilità al latte dichiarano di non avere invece problemi quando bevono quello crudo. Senza considerare, dicono i consumatori, che con il latte crudo si risparmia.

Per difendere le loro ragioni i sostenitori del latte crudo hanno lanciato una petizione (che si può firmare qui) rivolta al ministro dell'agricoltura, Luca Zaia, e al sottosegretario alla salute, Francesca Martini, per chiedere l'abolizione dell'ordinanza che obbliga alla “marchiatura” dei distributori automatici.
La Coldiretti invita a rilanciare comunque il consumo di latte crudo in Italia, spiegando tra l'altro gli indubbi vantaggi sul piano ambientale, visto che si evitano lunghi trasporti e soprattutto, con il riutilizzo di bottiglie in vetro, si possono eliminare parecchi milioni dei 3 miliardi di confezioni in plastica o in brik in cui viene venduto il latte nei negozi e nei supermercati.

Per saperne di più
[articolo pubblicato nel n.1-2009 del periodico "Suolo e Salute"]

Caffè biologico al fast food

Abbiamo già parlato nel blog del ruolo che Paul Newman e la sua azienda Newman's Own Organics ha avuto nella crescita del biologico negli Stati Uniti.

Ora arriva la notizia che 600 ristoranti McDonald's in vari stati, come Massachusetts, Connecticut, Rhode Island, e nella città di New York, serviranno il caffè biologico a marchio Newman's Own Organics, prodotto da Green Mountain Coffee Roasters. Dal 2005 alcuni fast food della McDonald's già servivano il caffè biologico.

La miscela, che si chiamerà Newman's Own Organics Blend, è stata studiata specificamente per la catena McDonald's e prevede anche la versione decaffeinata; il caffè potrà essere servito sia caldo che freddo e ci saranno anche delle versioni aromatizzate alla vaniglia e alla nocciola.

“È gratificante vedere i consumatori che bevono il nostro caffè biologico e ora guardiamo avanti per una continua crescita” ha detto Nell Newman, figlia di Paul e presidente della Newman's Own Organics.

sabato 28 febbraio 2009

Obama e l'agricoltura biologica

Tom Vilsack, ex governatore dello stato dell'Iowa, è stato nominato segretario di stato all'agricoltura (in pratica, il ministro) dal nuovo presidente degli Stati Uniti, Barack Obama.

La nomina di Vilsack ha suscitato reazioni contrastanti. I progressisti guardano con sospetto Vilsack perché favorevole alle biotecnologie, che hanno fatto dell'Iowa un leader della ricerca nel settore, e anche all'etanolo prodotto dal mais. Tra gli altri, anche l'associazione dei consumatori biologici Organic Consumers Association si era dichiarata contraria alla nomina di Vilsack.

Il nuovo segretario all'agricoltura ha cercato subito di convincere i suoi nemici. Ha detto di voler promuovere le produzioni ortofrutticole locali e di cercare nuove strade per incrementare i redditi agricoli, in settori come l'agricoltura biologica e l'energia eolica. Anzi, Vilsack ha dichiarato di “sostenere” e “celebrare” l'agricoltura biologica.

Altri segnali sono stati la volontà di rafforzare la ricerca sullo spopolamento degli alveari e per lo sviluppo di materie prime di seconda e di terza generazione per la produzione di biocarburanti. In pratica, i biocarburanti non dovrebbero essere più prodotti a partire da alimenti come il mais, evitando così tensioni sui prezzi e problemi alimentari per i più poveri del mondo. Vilsack ha anche detto di voler migliorare la salute degli statunitensi, introducendo nelle mense scolastiche più frutta e verdura.

Sarà interessante vedere come riuscirà a conciliare le diverse esigenze, tenendo anche conto che una coalizione di gruppi di base che hanno sostenuto Obama chiedono di fare della fame nel mondo e della crisi alimentare una priorità assoluta.
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