Storie di ordinaria disinformazione.
Trasmissione televisiva di agricoltura e alimentazione.
Visita alla ridente azienda agricola delle zone interne. L'allevatore spiega che per il tipo di terreno e di condizioni ambientali (compresa la mancanza di acqua per irrigare) in questa azienda l'unica attività agricola possibile è la zootecnia, con la produzione aziendale di foraggi e altri alimenti vegetali per il bestiame.
"Con questi terreni è inutile usare concimi chimici; quindi il nostro non è un biologico certificato, però è un biologico autentico".
Che cosa significa? Mistero.
Il bravo presentatore, mediamente disinformato, si guarda bene da porre domande del tipo: "E nell'allevamento, lei usa antibiotici? Usa altri farmaci veterinari e integratori? Date al bestiame un'integrazione della razione con cereali o altri alimenti? (magari soia, forse pure Ogm, cioè geneticamente modificata)". In pratica, il bravo presentatore non chiede se in questa azienda siano rispettate altre fondamentali condizioni dell'agricoltura e della zootecnia biologica.
Parte invece una generica domanda sul costo della certificazione, quantificato "a occhio" in 2-3.000 euro.
Morale: in questa sede non abbiamo alcuna intenzione di fare una difesa d'ufficio o una pubblicità gratuita agli organismi che controllano e certificano l'agricoltura biologica. Non ne hanno bisogno. Però, c'è un limite al pressapochismo e alla cattiva informazione. La certificazione permette a un consumatore di Bari o di Sondrio (ma anche di Lione o di Cracovia) di sapere se quella marmellata, quella caciotta o quella bottiglia di vino sono stati prodotti seguendo le norme sul biologico che tutta Europa accetta.
Nulla vieta che, soprattutto nelle piccole e piccolissime aziende, si seguano i principi del biologico senza chiedere la certificazione, perchè il costo può essere troppo gravoso per l'azienda. L'azienda è ovviamente libera di spiegare ai suoi clienti in che modo produce i pomodori o l'olio extravergine di oliva ma non può, ad esempio, scrivere in etichetta che quel prodotto viene da "agricoltura biologica non certificata"!
Parlare di "biologico autentico non certificato" è sostanzialmente una truffa, un inganno che ha come risultato quello di creare confusione nei consumatori.
La coltivazione biologica non significa soltanto "non usare concimi chimici": sarebbe troppo semplice!
L'allevamento biologico del bestiame, per esempio, prevede tante norme diverse, dall'alimentazione alla veterinaria, dal benessere animale alle condizioni di vita. Non a caso, dopo l'approvazione del primo regolamento europeo sulla coltivazione biologica nel 1991, ci sono voluti altri otto anni di discussioni per arrivare a un (complesso) regolamento sulla zootecnia biologica.
A onor del vero, nella stessa trasmissione, qualche minuto dopo, le telecamere sono andate in un allevamento biologico di galline e qui sono state rivolte tante domande molto più circostanziate, dallo spazio a disposizione di ciascuna gallina al tipo di alimentazione ecc.
martedì 17 novembre 2009
lunedì 16 novembre 2009
Arrivano i pesci da acquacoltura biologica
Con il regolamento CE n.710 del 5 agosto 2009 parte ufficialmente il settore dell'acquacoltura biologica. Sarà possibile allevare con tecniche biologiche e certificare l'allevamento di pesci d'acqua dolce (come trote, salmoni, carpe ecc.), di pesci d'acqua salata (spigole, orate, rombi, anguille ecc.), gamberi e altri molluschi, cozze, ostriche e anche alghe. Un settore destinato a crescere: i consumi di pesce aumentano mentre la pesca diminuisce a causa dello sfruttamento selvaggio che ha impoverito le risorse naturali dei mari.
Anche nell'Unione Europea è nata ufficialmente l'acquacoltura biologica. All'inizio di agosto, infatti, è stato pubblicato il Regolamento CE n.710/2009 del 5 agosto 2009 che introduce “modalità di applicazione relative alla produzione di animali e di alghe marine dell'acquacoltura biologica”. Il regolamento 710 modifica il regolamento (CE) n. 889/2008 che contiene il quadro di applicazione generale del regolamento sull'agricoltura biologica, il n.834/2007 che ha sostituito il vecchio regolamento n.2092/91. Il regolamento 710 è composto di due articoli e di un allegato, che a sua volta modifica ed integra alcuni allegati del regolamento n.889/2008. Il regolamento 710 sarà applicato a partire dal 1 luglio 2010.
L'impatto della nuova normativa per l'acquacoltura biologica sul piano produttivo e commerciale, anche se difficile da stimare, sarà sicuramente rilevante, sopratutto nel giro di qualche anno. Non è un mistero che l'Unione Europea punti decisamente su un'acquacoltura il più possibile sostenibile per rispondere alle esigenze contrastanti della domanda crescente di prodotti ittici da parte dei consumatori e della diminuzione delle risorse naturali della pesca, impoverite da decenni di sfruttamento fuori controllo. Per l'Italia, quindi, quello dell'acquacoltura biologica sarà un settore da sostenere e valorizzare, anche per creare nuove imprese e dare nuove fonti di reddito ad allevamenti già esistenti, che potrebbero vedere valorizzata la propria produzione proprio grazie alla certificazione biologica.
Il regolamento n.710/2009 affronta tutti gli aspetti dell'allevamento degli animali d'acquacoltura (pesci, ma anche crostacei, molluschi ecc.): dall'origine degli animali alle norme di allevamento, dalla riproduzione all'alimentazione, dalle norme specifiche per alcun animali, come i molluschi, agli aspetti della profilassi e dei trattamenti veterinari, un aspetto particolarmente delicato in acquacoltura.
L'elenco delle specie che possono essere allevate secondo le regole dell'acquacoltura biologica si trova nel nuovo allegato XIII bis, in cui sono specificati anche i diversi sistemi di produzione ed il coefficiente di densità massimo per ogni tipo di allevamento biologico (espresso in kg/m3). I coefficiente è ovviamente diverso per le diverse forme di allevamento e per le diverse specie: si va così da 4 kg/m3 per spigole e orate nelle lagune (sezione 4, vedi avanti) ai 25 kg/m3 per la salmotrota e la trota iridea in acque dolci (sezione 1). In altri casi, come per la piscicoltura biologica in acque interne (sezione 6), è indicata la resa di produzione massima, espressa in kg per ettaro all'anno (nello specifico, 1.500 kg/ettaro all'anno).
L'allegato identifica nove diversi sezioni di acquacoltura biologica:
1. salmonidi (es. trota, salmone, salmerino ecc.) in acqua dolce;
2. salmonidi in acque marine;
3. merluzzo, spigola, orata, rombo e altri pesci di mare in acque aperte
4. spigole, orate, anguille ecc. nelle lagune;
5. storioni in acque dolci;
6. piscicoltura biologica in acque interne (carpe, pesce persico, luccio, pesce gatto ecc.);
7. gamberi e gamberetti di acqua dolce;
8. molluschi ed echinodermi;
9. pesci tropicali di acqua dolce (pesce latte, tilapia, pangasio).
L'ambiente d'allevamento è concepito in modo che, tenendo conto delle esigenze caratteristiche di ciascuna specie, gli animali d'acquacoltura possano: disporre di spazio sufficiente per il loro benessere; vivere in acque di buona qualità e sufficientemente ossigenate; avere condizioni di temperatura e di luce adatte alle esigenze della specie e all'ubicazione geografica. Nel caso di pesci di acqua dolce, il fondo deve essere il più possibile simile a quello naturale; per la carpa, il fondo deve essere costituito da terra.
Per quanto riguarda la gestione degli allevamenti, il regolamento prevede che i pesci siano manipolati il meno possibile, con la massima cura e con l'ausilio di attrezzi e protocolli adatti, per evitare stress e lesioni fisiche che possono verificarsi in occasione delle manipolazioni. Sono fissate norme per regolare l'uso dell'illuminazione artificiale, della ventilazione e dell'ossigeno; la macellazione prevede lo stordimento dell'animale, per renderlo insensibile al dolore. È vietato l'uso di ormoni per favorire la riproduzione.
Per l'alimentazione, il regolamento ricorda che i regimi alimentari devono perseguire tre priorità: salute degli animali; buona qualità del prodotto, anche dal punto di vista della composizione nutrizionale che deve conferire un'ottima qualità al prodotto finale commestibile; scarso impatto ambientale. Sono definite norme specifiche per l'alimentazione degli animali d'acquacoltura carnivori, che devono essere nutriti in via prioritaria con: mangimi biologici di origine acquicola; farina di pesce e olio di pesce ricavati da sottoprodotti dell'acquacoltura biologica; farina di pesce e olio di pesce nonché ingredienti di origine ittica ricavati da scarti di pesci catturati per il consumo umano nell'ambito della pesca sostenibile; mangimi biologici di origine vegetale e animale elencati nell'allegato V. Sono anche fissate norme specifiche sull'alimentazione di alcune specie di acquacoltura, come pesci per l'allevamento in acque interne, gamberetti di acqua dolce, pesci tropicali d'acqua dolce (vedi sopra, sezioni 6, 7 e 9). Per queste specie la fonte principale di alimentazione sono le risorse naturalmente presenti negli stagni e nei laghi. Se queste risorse naturali non sono sufficienti, possono essere impiegati mangimi biologici di origine vegetale, di preferenza coltivati nell'azienda, o alghe marine.
Norme precise vengono fissate anche per la profilassi e per i trattamenti veterinari. Per la profilassi sono fornite norme per il piano di gestione degli animali, per il fermo degli impianti e per aspetti più particolari, come ad esempio la prescrizione dell'uso di pesci pulitori per la lotta biologica contro gli ectoparassiti. I trattamenti veterinari dovranno essere applicati con questo ordine di preferenza: 1) sostanze di origine vegetale, animale o minerale in diluizione omeopatica; 2) piante ed estratti vegetali che non abbiano effetti anestetici; 3) sostanze come oligoelementi, metalli, immunostimolanti naturali o probiotici autorizzati. Ad eccezione delle vaccinazioni e dei piani obbligatori di eradicazione, la somministrazione di medicinali allopatici (cioè i tradizionali farmaci veterinari usati negli allevamenti convenzionali) è limitata a due cicli di trattamento annuali. Anche le cure antiparassitarie sono limitate a due trattamenti all'anno, ad esclusione dei piani di lotta obbligatori gestiti dagli Stati membri.
Nel regolamento 710/2009 sono previste norme specifiche per l'allevamento dei molluschi e per l'ostricoltura (sezione 6) e per la produzione, la raccolta sostenibile e la coltivazione delle alghe marine (capo 1 bis, titolo II).
Anche nell'Unione Europea è nata ufficialmente l'acquacoltura biologica. All'inizio di agosto, infatti, è stato pubblicato il Regolamento CE n.710/2009 del 5 agosto 2009 che introduce “modalità di applicazione relative alla produzione di animali e di alghe marine dell'acquacoltura biologica”. Il regolamento 710 modifica il regolamento (CE) n. 889/2008 che contiene il quadro di applicazione generale del regolamento sull'agricoltura biologica, il n.834/2007 che ha sostituito il vecchio regolamento n.2092/91. Il regolamento 710 è composto di due articoli e di un allegato, che a sua volta modifica ed integra alcuni allegati del regolamento n.889/2008. Il regolamento 710 sarà applicato a partire dal 1 luglio 2010.
L'impatto della nuova normativa per l'acquacoltura biologica sul piano produttivo e commerciale, anche se difficile da stimare, sarà sicuramente rilevante, sopratutto nel giro di qualche anno. Non è un mistero che l'Unione Europea punti decisamente su un'acquacoltura il più possibile sostenibile per rispondere alle esigenze contrastanti della domanda crescente di prodotti ittici da parte dei consumatori e della diminuzione delle risorse naturali della pesca, impoverite da decenni di sfruttamento fuori controllo. Per l'Italia, quindi, quello dell'acquacoltura biologica sarà un settore da sostenere e valorizzare, anche per creare nuove imprese e dare nuove fonti di reddito ad allevamenti già esistenti, che potrebbero vedere valorizzata la propria produzione proprio grazie alla certificazione biologica.
Il regolamento n.710/2009 affronta tutti gli aspetti dell'allevamento degli animali d'acquacoltura (pesci, ma anche crostacei, molluschi ecc.): dall'origine degli animali alle norme di allevamento, dalla riproduzione all'alimentazione, dalle norme specifiche per alcun animali, come i molluschi, agli aspetti della profilassi e dei trattamenti veterinari, un aspetto particolarmente delicato in acquacoltura.
L'elenco delle specie che possono essere allevate secondo le regole dell'acquacoltura biologica si trova nel nuovo allegato XIII bis, in cui sono specificati anche i diversi sistemi di produzione ed il coefficiente di densità massimo per ogni tipo di allevamento biologico (espresso in kg/m3). I coefficiente è ovviamente diverso per le diverse forme di allevamento e per le diverse specie: si va così da 4 kg/m3 per spigole e orate nelle lagune (sezione 4, vedi avanti) ai 25 kg/m3 per la salmotrota e la trota iridea in acque dolci (sezione 1). In altri casi, come per la piscicoltura biologica in acque interne (sezione 6), è indicata la resa di produzione massima, espressa in kg per ettaro all'anno (nello specifico, 1.500 kg/ettaro all'anno).
L'allegato identifica nove diversi sezioni di acquacoltura biologica:
1. salmonidi (es. trota, salmone, salmerino ecc.) in acqua dolce;
2. salmonidi in acque marine;
3. merluzzo, spigola, orata, rombo e altri pesci di mare in acque aperte
4. spigole, orate, anguille ecc. nelle lagune;
5. storioni in acque dolci;
6. piscicoltura biologica in acque interne (carpe, pesce persico, luccio, pesce gatto ecc.);
7. gamberi e gamberetti di acqua dolce;
8. molluschi ed echinodermi;
9. pesci tropicali di acqua dolce (pesce latte, tilapia, pangasio).
L'ambiente d'allevamento è concepito in modo che, tenendo conto delle esigenze caratteristiche di ciascuna specie, gli animali d'acquacoltura possano: disporre di spazio sufficiente per il loro benessere; vivere in acque di buona qualità e sufficientemente ossigenate; avere condizioni di temperatura e di luce adatte alle esigenze della specie e all'ubicazione geografica. Nel caso di pesci di acqua dolce, il fondo deve essere il più possibile simile a quello naturale; per la carpa, il fondo deve essere costituito da terra.
Per quanto riguarda la gestione degli allevamenti, il regolamento prevede che i pesci siano manipolati il meno possibile, con la massima cura e con l'ausilio di attrezzi e protocolli adatti, per evitare stress e lesioni fisiche che possono verificarsi in occasione delle manipolazioni. Sono fissate norme per regolare l'uso dell'illuminazione artificiale, della ventilazione e dell'ossigeno; la macellazione prevede lo stordimento dell'animale, per renderlo insensibile al dolore. È vietato l'uso di ormoni per favorire la riproduzione.
Per l'alimentazione, il regolamento ricorda che i regimi alimentari devono perseguire tre priorità: salute degli animali; buona qualità del prodotto, anche dal punto di vista della composizione nutrizionale che deve conferire un'ottima qualità al prodotto finale commestibile; scarso impatto ambientale. Sono definite norme specifiche per l'alimentazione degli animali d'acquacoltura carnivori, che devono essere nutriti in via prioritaria con: mangimi biologici di origine acquicola; farina di pesce e olio di pesce ricavati da sottoprodotti dell'acquacoltura biologica; farina di pesce e olio di pesce nonché ingredienti di origine ittica ricavati da scarti di pesci catturati per il consumo umano nell'ambito della pesca sostenibile; mangimi biologici di origine vegetale e animale elencati nell'allegato V. Sono anche fissate norme specifiche sull'alimentazione di alcune specie di acquacoltura, come pesci per l'allevamento in acque interne, gamberetti di acqua dolce, pesci tropicali d'acqua dolce (vedi sopra, sezioni 6, 7 e 9). Per queste specie la fonte principale di alimentazione sono le risorse naturalmente presenti negli stagni e nei laghi. Se queste risorse naturali non sono sufficienti, possono essere impiegati mangimi biologici di origine vegetale, di preferenza coltivati nell'azienda, o alghe marine.
Norme precise vengono fissate anche per la profilassi e per i trattamenti veterinari. Per la profilassi sono fornite norme per il piano di gestione degli animali, per il fermo degli impianti e per aspetti più particolari, come ad esempio la prescrizione dell'uso di pesci pulitori per la lotta biologica contro gli ectoparassiti. I trattamenti veterinari dovranno essere applicati con questo ordine di preferenza: 1) sostanze di origine vegetale, animale o minerale in diluizione omeopatica; 2) piante ed estratti vegetali che non abbiano effetti anestetici; 3) sostanze come oligoelementi, metalli, immunostimolanti naturali o probiotici autorizzati. Ad eccezione delle vaccinazioni e dei piani obbligatori di eradicazione, la somministrazione di medicinali allopatici (cioè i tradizionali farmaci veterinari usati negli allevamenti convenzionali) è limitata a due cicli di trattamento annuali. Anche le cure antiparassitarie sono limitate a due trattamenti all'anno, ad esclusione dei piani di lotta obbligatori gestiti dagli Stati membri.
Nel regolamento 710/2009 sono previste norme specifiche per l'allevamento dei molluschi e per l'ostricoltura (sezione 6) e per la produzione, la raccolta sostenibile e la coltivazione delle alghe marine (capo 1 bis, titolo II).
giovedì 12 novembre 2009
I formaggi biologici di qualità in gara per il premio Le Forme del Bio
Appuntamento in Sardegna, a Villamar, nella provincia del Medio Campidano, il 21 e il 22 novembre 2009 per il concorso nazionale riservato ai formaggi biologici, Le forme del bio, e per il concorso Pecorini d'Italia. I concorsi sono organizzati dall'associazione Città del Bio.
Nel blog ci siamo già occupati del concorso Le Forme del Bio, qui e qui.
L'appuntamento sarà l'occasione per gustare i tanti formaggi biologici ed i gustosi pecorini che parteciperanno al concorso, oltre a conoscere la rara pecora nera di Arbus e a partecipare alla Festa de sa Matzocca, una festa etnica dedicata alla società pastorale e ad un simbolo oggi in disuso, ma nel passato particolarmente emblematico: il semplice bastone dei pastori, che diventa un vero e proprio cimelio sacro, arricchito da sculture lignee a tutto tondo.
Le premiazioni dei concorsi domenica 22 novembre a Villamar, nella splendida cornice del “borgo maiorchino”, cuore del centro storico della cittadina.
Questo è il programma dell’appuntamento.
Sabato 21 novembre 2009
Domenica 22 novembre 2009
Nel blog ci siamo già occupati del concorso Le Forme del Bio, qui e qui.
L'appuntamento sarà l'occasione per gustare i tanti formaggi biologici ed i gustosi pecorini che parteciperanno al concorso, oltre a conoscere la rara pecora nera di Arbus e a partecipare alla Festa de sa Matzocca, una festa etnica dedicata alla società pastorale e ad un simbolo oggi in disuso, ma nel passato particolarmente emblematico: il semplice bastone dei pastori, che diventa un vero e proprio cimelio sacro, arricchito da sculture lignee a tutto tondo.
Le premiazioni dei concorsi domenica 22 novembre a Villamar, nella splendida cornice del “borgo maiorchino”, cuore del centro storico della cittadina.
Questo è il programma dell’appuntamento.
Sabato 21 novembre 2009
- 15.00 Apertura della MOSTRA MERCATO dei prodotti artigianali e agroalimentari del Medio Campidano
- 15.00 “Matzoccas” - esposizione di manufatti artigianali presso il Quartiere Maiorchino
- 15.00 Esibizione itinerante dei Gruppi Folk “Santa Maria” e Associazione Culturale “Traccas e Sonus” di Villamar
- 18.00 Degustazione di prodotti agroalimentari del “Paniere del Medio Campidano” presso la Casa Maiorchina
Domenica 22 novembre 2009
- 9.30 Apertura della MOSTRA MERCATO dei prodotti artigianali e agroalimentari del Medio Campidano
- 9.30 “Matzoccas” - esposizione di manufatti artigianali presso il Quartiere Maiorchino
- 10.00 Premiazione del 3° concorso Pecorini d’Italia e del 7° concorso “Le forme del Bio” presso la Casa Maiorchina, interverranno il Presidente della Provincia del Medio Campidano Fulvio Tocco, il Sindaco di Villamar Pier Sandro Scano, il Direttore dell’Ass. Nazionale Città del Bio Ignazio Garau.12.00 Assaggio dei formaggi pecorini presentati ai concorsi nazionali
- 13.30 Degustazione di prodotti agroalimentari del “Paniere del Medio Campidano” presso la Casa Maiorchina
- 16.00 Esibizione dell’Associazione Culturale Boes e Merdules di Ottana
Informazioni:
Città del Bio +39 011 7808166
email info@cittadelbio.it
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L'agricoltura biologica in cifre
Il biologico in Italia procede (abbastanza) nonostante la crisi. I dati nel complesso mostrano un calo del settore, soprattutto per quanto riguarda le superficie coltivate (-12,8%). In diminuzione anche gli operatori biologici (-1,2%). Per le coltivazioni biologiche restano in testa le regioni meridionali, mentre tra i trasformatori il primato va ad Emilia Romagna e Veneto. Tra le colture, oltre la metà della superficie agricola viene da colture estensive: cereali, prati, pascoli e foraggere. Seguono poi olivo, vite e ortaggi.
L’analisi completa della struttura del settore viene dai dati al 31 dicembre 2008, forniti al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali dagli Organismi di Controllo operanti in Italia ed elaborati dal Sinab (Sistema d’Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica).
Gli operatori del settore biologico sono in tutto 49.654 di cui: 42.037 produttori; 5.047 preparatori (comprese le aziende che effettuano attività di vendita al dettaglio); 2.324 che effettuano sia attività di produzione che di trasformazione (produttori/trasformatori); 51 importatori esclusivi; 195 importatori che effettuano anche attività di produzione e/o trasformazione. Rispetto ai dati del 2007, c'è da notare una riduzione complessiva del numero di operatori di -1,2%.
La distribuzione degli operatori sul territorio nazionale vede in testa, come per gli anni passati, la Sicilia e la Calabria, seguite da Puglia, Basilicata ed Emilia Romagna. La stessa graduatoria si ripete se si considerano soltanto i produttori agricoli biologici. Per il numero di aziende di trasformazione impegnate nel settore, la leadership spetta all’Emilia Romagna seguita dal Veneto. Infine, nella categoria dei produttori/trasformatori (dove ci sono, ad esempio, aziende vitivinicole che hanno la cantina o le aziende olivicole che imbottigliano e commercializzano il proprio olio), il primato spetta alla Toscana, seguita dalla Puglia e dall'Umbria.
La superficie agricola, in conversione o già certificata come biologica, è di 1.002.414 ettari, con una riduzione rispetto all’anno precedente di circa -12,8%. La situazione nelle regioni italiane conferma la maggiore estensione delle colture biologiche nel Centro Sud, anche se offre qualche sorpresa. La prima regione per superficie coltivata biologica è di gran lunga la Sicilia, con oltre 28mila ettari. Al secondo posto troviamo una piccola regione, la Basilicata, che però ha ben 107.151 ettari in biologico. Seguono poi la Puglia (94.750 ettari), la Toscana, la prima regione non meridionale, con 89.101 ettari e la Calabria (83.237 ettari). Seguono poi nell'ordine, tutte con superfici superiori ai 50mila ettari, Lazio, Marche, Emilia Romagna e Sardegna.
Il principale orientamento produttivo è rappresentato dai cereali (231.569 ettari) che, insieme a prati e pascoli permanenti (224.601) e ai foraggi verdi da seminativi (205.758), coprono oltre la metà della superficie totale coltivata in agricoltura biologica. Seguono poi, in ordine di importanza, le coltivazioni di olivo (114.472 ettari), vite (40.480) e orticole (29.825). Con estensioni molto simili (intorno ai 25.000 ettari ciascuno), ci sono poi le tre categorie di frutta (che non comprende però uva da tavola, agrumi, frutta secca e piccoli frutti), colture proteiche e leguminose da granella, agrumi.
Per le produzioni animali, distinte sulla base delle principali specie allevate, i dati evidenziano un incremento del numero di capi in particolare per quanto riguarda il pollame (2,16 milioni di capi), gli ovini (oltre un milione di capi) ed i suini (34mila capi).
L’analisi completa della struttura del settore viene dai dati al 31 dicembre 2008, forniti al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali dagli Organismi di Controllo operanti in Italia ed elaborati dal Sinab (Sistema d’Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica).
Gli operatori del settore biologico sono in tutto 49.654 di cui: 42.037 produttori; 5.047 preparatori (comprese le aziende che effettuano attività di vendita al dettaglio); 2.324 che effettuano sia attività di produzione che di trasformazione (produttori/trasformatori); 51 importatori esclusivi; 195 importatori che effettuano anche attività di produzione e/o trasformazione. Rispetto ai dati del 2007, c'è da notare una riduzione complessiva del numero di operatori di -1,2%.
La distribuzione degli operatori sul territorio nazionale vede in testa, come per gli anni passati, la Sicilia e la Calabria, seguite da Puglia, Basilicata ed Emilia Romagna. La stessa graduatoria si ripete se si considerano soltanto i produttori agricoli biologici. Per il numero di aziende di trasformazione impegnate nel settore, la leadership spetta all’Emilia Romagna seguita dal Veneto. Infine, nella categoria dei produttori/trasformatori (dove ci sono, ad esempio, aziende vitivinicole che hanno la cantina o le aziende olivicole che imbottigliano e commercializzano il proprio olio), il primato spetta alla Toscana, seguita dalla Puglia e dall'Umbria.
La superficie agricola, in conversione o già certificata come biologica, è di 1.002.414 ettari, con una riduzione rispetto all’anno precedente di circa -12,8%. La situazione nelle regioni italiane conferma la maggiore estensione delle colture biologiche nel Centro Sud, anche se offre qualche sorpresa. La prima regione per superficie coltivata biologica è di gran lunga la Sicilia, con oltre 28mila ettari. Al secondo posto troviamo una piccola regione, la Basilicata, che però ha ben 107.151 ettari in biologico. Seguono poi la Puglia (94.750 ettari), la Toscana, la prima regione non meridionale, con 89.101 ettari e la Calabria (83.237 ettari). Seguono poi nell'ordine, tutte con superfici superiori ai 50mila ettari, Lazio, Marche, Emilia Romagna e Sardegna.
Il principale orientamento produttivo è rappresentato dai cereali (231.569 ettari) che, insieme a prati e pascoli permanenti (224.601) e ai foraggi verdi da seminativi (205.758), coprono oltre la metà della superficie totale coltivata in agricoltura biologica. Seguono poi, in ordine di importanza, le coltivazioni di olivo (114.472 ettari), vite (40.480) e orticole (29.825). Con estensioni molto simili (intorno ai 25.000 ettari ciascuno), ci sono poi le tre categorie di frutta (che non comprende però uva da tavola, agrumi, frutta secca e piccoli frutti), colture proteiche e leguminose da granella, agrumi.
Per le produzioni animali, distinte sulla base delle principali specie allevate, i dati evidenziano un incremento del numero di capi in particolare per quanto riguarda il pollame (2,16 milioni di capi), gli ovini (oltre un milione di capi) ed i suini (34mila capi).
martedì 10 novembre 2009
La crisi economica non ferma i prodotti biologici
Gli italiani spendono sempre di più per comprare prodotti biologici, nonostante la stagnazione dei consumi alimentari. I dati Ismea del primo semestre 2009 confermano la crescita del 2008, con un aumento del 7,4%. A trainare i consumi soprattutto frutta e verdura (fresche e trasformate), bevande e uova. I consumi biologici restano una caratteristica del Nord Italia.
La crisi economica non ferma le famiglie italiane: i prodotti biologici continuano a guadagnare spazio nel carrello della spesa.
Nel primo semestre 2009, gli acquisti domestici di alimenti biologici confezionati sono aumentati, in termini monetari, del 7,4% su base annua. Un dato che conferma quanto avvenuto nel 2008 quando, nonostante la recessione e l'andamento stagnante dei consumi nazionali, gli acquisiti del biologico sono cresciuti del 5,4% rispetto al 2007.
I dati sono quelli delle rilevazioni del panel Ismea/Nielsen; il dato non comprende le vendite presso i negozi specializzati (ma anche nei canali alternativi come la vendita diretta, gli agriturismi, i mercatini del biologico, i gruppi d'acquisto ecc.) ed è riferita agli acquisti destinati ai consumi casalinghi. Sono quindi escluse le spese per ristorazione, catering, distributori automatici ecc.
A trainare la crescita del biologico, con aumenti consistenti rilevati sia nel 2008 che nei primi sei mesi del 2009, sono gli ortofrutticoli freschi e trasformati (+19,8% la spesa nel 2008 e +37,8% nella prima metà di quest'anno), le bevande (+2,7% e +11,6%) e le uova (+14,1% e +24,3%), mentre gli acquisti di lattiero-caseari, dopo il più 1,5% del 2008, hanno fatto segnare in questo primo semestre una diminuzione di -3,9%. Negativo, invece, il trend dei prodotti per la prima colazione (caffè, tè, biscotti, dolciumi, ecc.), sia nel 2008, sia nel primo semestre 2009 (-13,8% e -2,8%).
In generale - osserva l'Ismea - l'incremento degli acquisti di prodotti bio acquista una valenza maggiore se si inquadra in un ambito più ampio che è quello dei consumi alimentari nel complesso e degli altri prodotti a qualità certificata. Già nel 2008 il comparto biologico aveva mostrato performance migliori rispetto al resto dei prodotti alimentari, anche in un contesto economico non positivo. E lo stesso orientamento si sta verificando e consolidando nel 2009, con il 7,4% di crescita del paniere biologico che si confronta con uno 0,2% di aumento del totale del mercato agroalimentare e con una riduzione dell'1,8% registrata per i prodotti a marchio Dop e Igp.
A livello geografico i consumi biologici restano una caratteristica prevalentemente del Nord Italia. Nelle regioni settentrionali si concentra infatti più del 70% degli acquisti nazionali (il 44,1% nel Nord-Ovest e il 27,2% nel Nord-Est), mentre il Centro, inclusa la Sardegna, e il Meridione rappresentano rispettivamente il 19,7% e il 9% della spesa totale.
Riguardo infine ai singoli canali distributivi, è proseguita la crescita delle vendite nella grande distribuzione organizzata. Le vendite di prodotti bio negli iper e nei supermercati hanno fatto segnare aumenti, per entrambi, di oltre il 5% nel 2008 e rispettivamente del 13,5 e del 5,4 per cento nel primo semestre 2009.
Per i prodotti ortofrutticoli freschi, il panel Ismea/Nielsen fornisce dati analitici anche sui singoli prodotti. Per gli ortaggi scopriamo così che nel primo semestre 2009, rispetto allo stesso periodo del 2008, sono cresciuti gli acquisiti di carciofi (+12,8%), spinaci (+10,4), carote () e cetrioli (). Nel complesso i segni negativi sono pochi e di piccola entità. Più articolata la situazione per la frutta. Sono andate alla grande le ciliege (+64,6%), seguite da clementine (+21,1) e kiwi (+16,7). Crescono anche i consumi di fragole, banane e mele. Molto male, invece, albicocche (-10,3%) e limoni (-14,4%).
La crisi economica non ferma le famiglie italiane: i prodotti biologici continuano a guadagnare spazio nel carrello della spesa.
Nel primo semestre 2009, gli acquisti domestici di alimenti biologici confezionati sono aumentati, in termini monetari, del 7,4% su base annua. Un dato che conferma quanto avvenuto nel 2008 quando, nonostante la recessione e l'andamento stagnante dei consumi nazionali, gli acquisiti del biologico sono cresciuti del 5,4% rispetto al 2007.
I dati sono quelli delle rilevazioni del panel Ismea/Nielsen; il dato non comprende le vendite presso i negozi specializzati (ma anche nei canali alternativi come la vendita diretta, gli agriturismi, i mercatini del biologico, i gruppi d'acquisto ecc.) ed è riferita agli acquisti destinati ai consumi casalinghi. Sono quindi escluse le spese per ristorazione, catering, distributori automatici ecc.
A trainare la crescita del biologico, con aumenti consistenti rilevati sia nel 2008 che nei primi sei mesi del 2009, sono gli ortofrutticoli freschi e trasformati (+19,8% la spesa nel 2008 e +37,8% nella prima metà di quest'anno), le bevande (+2,7% e +11,6%) e le uova (+14,1% e +24,3%), mentre gli acquisti di lattiero-caseari, dopo il più 1,5% del 2008, hanno fatto segnare in questo primo semestre una diminuzione di -3,9%. Negativo, invece, il trend dei prodotti per la prima colazione (caffè, tè, biscotti, dolciumi, ecc.), sia nel 2008, sia nel primo semestre 2009 (-13,8% e -2,8%).
In generale - osserva l'Ismea - l'incremento degli acquisti di prodotti bio acquista una valenza maggiore se si inquadra in un ambito più ampio che è quello dei consumi alimentari nel complesso e degli altri prodotti a qualità certificata. Già nel 2008 il comparto biologico aveva mostrato performance migliori rispetto al resto dei prodotti alimentari, anche in un contesto economico non positivo. E lo stesso orientamento si sta verificando e consolidando nel 2009, con il 7,4% di crescita del paniere biologico che si confronta con uno 0,2% di aumento del totale del mercato agroalimentare e con una riduzione dell'1,8% registrata per i prodotti a marchio Dop e Igp.
A livello geografico i consumi biologici restano una caratteristica prevalentemente del Nord Italia. Nelle regioni settentrionali si concentra infatti più del 70% degli acquisti nazionali (il 44,1% nel Nord-Ovest e il 27,2% nel Nord-Est), mentre il Centro, inclusa la Sardegna, e il Meridione rappresentano rispettivamente il 19,7% e il 9% della spesa totale.
Riguardo infine ai singoli canali distributivi, è proseguita la crescita delle vendite nella grande distribuzione organizzata. Le vendite di prodotti bio negli iper e nei supermercati hanno fatto segnare aumenti, per entrambi, di oltre il 5% nel 2008 e rispettivamente del 13,5 e del 5,4 per cento nel primo semestre 2009.
Per i prodotti ortofrutticoli freschi, il panel Ismea/Nielsen fornisce dati analitici anche sui singoli prodotti. Per gli ortaggi scopriamo così che nel primo semestre 2009, rispetto allo stesso periodo del 2008, sono cresciuti gli acquisiti di carciofi (+12,8%), spinaci (+10,4), carote () e cetrioli (). Nel complesso i segni negativi sono pochi e di piccola entità. Più articolata la situazione per la frutta. Sono andate alla grande le ciliege (+64,6%), seguite da clementine (+21,1) e kiwi (+16,7). Crescono anche i consumi di fragole, banane e mele. Molto male, invece, albicocche (-10,3%) e limoni (-14,4%).
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martedì 3 novembre 2009
Formaggi biologici nel cuore della Barbagia, in Sardegna
Formaggi biologici nel cuore della Barbagia
Calavrina è un'azienda agrituristica e casearia biologica di Bitti (Nuoro) che ruota intorno all'allevamento degli ovini da latte. Nel 2008 ha vinto il primo premio per i pecorini semistagionati al concorso “Le forme del bio”.
Calavrina è un’azienda agrituristica e casearia di 50 ettari che sorge a 760 metri di altezza, immersa in un bosco di sugherete. L'azienda si trova in località Calavrina, a 8 km da Bitti (paese a 40 km da Nuoro), in piena Barbagia, nel centro Sardegna.
L’attività principale e tradizionale dell'azienda è l’allevamento di ovini da latte. La svolta arriva nel 2004 dall’idea dei due fratelli Gianni e Salvatore Sanna che continuano a credere nella pastorizia ma si convincono che, pur rimanendo nel settore trasmessogli dal padre, il futuro può essere quello di trasformare e vendere direttamente i loro prodotti. Da qui nascono una serie di decisioni. L'azienda innanzitutto entra nel regime di controllo dell'agricoltura biologica per accentuare la ricerca della qualità e dell'armonia con la natura. Sorgono poi un minicaseificio, che lavora il latte aziendale, e un agriturismo che svolge attività di ospitalità e di ristorazione.
Nel minicaseificio si producono pecorini seguendo scrupolosamente le più antiche tradizioni. Il pecorino prodotto con latte crudo viene cagliato a 38° C e poi viene portato alla temperatura di 42° C. La rottura della cagliata viene fatta a chicco di riso; viene poi effettuata la stufatura finché non si raggiunge l'acidità ottimale. La stagionatura avviene in celle coibentate ad una temperatura controllata. Per quanto riguarda la pulizia del formaggio, si usano ancora i metodi antichi, dal lavaggio con l’aceto alla protezione della crosta ungendolo con olio d’oliva. Si producono anche ricotta gentile, ricotta salata, caciotta, frue (latte cagliato fatto con il latte appena munto e consumato al cucchiaio o in fette sul pane carasau). Di recente il caseificio Calavrina ha vinto con il formaggio Annile il primo premio nella categoria “Pecorini semistagionati” nella sesta edizione del concorso per i formaggi biologici “Le forme del bio”.
Immerso nel verde delle querce da sughero e della macchia mediterranea, l’agriturismo Calavrina è composto da un locale ristoro con 80 coperti, un'ampia veranda coperta e due gruppi di bungalow per il pernottamento, per un totale di 10 posti letto più 2 aggiuntivi. L'ambiente è suggestivo. Numerosa la fauna selvatica, con cinghiali, volpi, lepri, donnole e gli uccelli rapaci, come le poiane e le aquile. Per l'agriturista c'è la possibilità di fare escursioni e trekking lungo sentieri segnati, con lo sfondo di paesaggi incontaminati e con lo sfondo le montagne bianche del massiccio de Monte Albo
Quasi tutte le vivande servite nel menù dell’agriturismo sono prodotte e trasformate in azienda: carni, insaccati, formaggi e ricotte, pane, pasta, dolci e verdure. La cucina è ovviamente legata alla tradizione barbaricina, con piatti caratteristici e dai nomi spesso suggestivi, come maccarones de erritu e oricras de prates tra i primi piatti, arrosto di porcetto e pecora bollita tra i secondi, seadas e papassini tra i dolci.
L’agriturismo è anche accreditato come fattoria didattica: tra le attività si segnalano la guida ai lavori agricoli, le visite al caseificio con la descrizione delle lavorazioni dei formaggi e le degustazioni.
Una curiosità, per concludere. Il fondatore di Calavrina, padre di Gianni e Salvatore Sanna, è Piero Sanna, attuale “Oche” e “Mesu Oche” ( voce solista e mezza voce) dei famosi Tenores di Bitti - Remunnu 'e Locu, il gruppo musicale nato nel 1974 e famoso in tutto il mondo che si è dedicato alla riscoperta delle tradizioni popolari e locali ed, in particolare, del canto a Tenores. Nell’ovile di Calavrina sono stati registrati diversi CD dei Tenores di Bitti: ultimo in ordine di tempo “Caminos de pache”, registrato nel maggio 2004.
[articolo pubblicato sul periodico "Suolo e Salute", n.1-2009]
Calavrina è un'azienda agrituristica e casearia biologica di Bitti (Nuoro) che ruota intorno all'allevamento degli ovini da latte. Nel 2008 ha vinto il primo premio per i pecorini semistagionati al concorso “Le forme del bio”.
Calavrina è un’azienda agrituristica e casearia di 50 ettari che sorge a 760 metri di altezza, immersa in un bosco di sugherete. L'azienda si trova in località Calavrina, a 8 km da Bitti (paese a 40 km da Nuoro), in piena Barbagia, nel centro Sardegna.
L’attività principale e tradizionale dell'azienda è l’allevamento di ovini da latte. La svolta arriva nel 2004 dall’idea dei due fratelli Gianni e Salvatore Sanna che continuano a credere nella pastorizia ma si convincono che, pur rimanendo nel settore trasmessogli dal padre, il futuro può essere quello di trasformare e vendere direttamente i loro prodotti. Da qui nascono una serie di decisioni. L'azienda innanzitutto entra nel regime di controllo dell'agricoltura biologica per accentuare la ricerca della qualità e dell'armonia con la natura. Sorgono poi un minicaseificio, che lavora il latte aziendale, e un agriturismo che svolge attività di ospitalità e di ristorazione.
Nel minicaseificio si producono pecorini seguendo scrupolosamente le più antiche tradizioni. Il pecorino prodotto con latte crudo viene cagliato a 38° C e poi viene portato alla temperatura di 42° C. La rottura della cagliata viene fatta a chicco di riso; viene poi effettuata la stufatura finché non si raggiunge l'acidità ottimale. La stagionatura avviene in celle coibentate ad una temperatura controllata. Per quanto riguarda la pulizia del formaggio, si usano ancora i metodi antichi, dal lavaggio con l’aceto alla protezione della crosta ungendolo con olio d’oliva. Si producono anche ricotta gentile, ricotta salata, caciotta, frue (latte cagliato fatto con il latte appena munto e consumato al cucchiaio o in fette sul pane carasau). Di recente il caseificio Calavrina ha vinto con il formaggio Annile il primo premio nella categoria “Pecorini semistagionati” nella sesta edizione del concorso per i formaggi biologici “Le forme del bio”.
Immerso nel verde delle querce da sughero e della macchia mediterranea, l’agriturismo Calavrina è composto da un locale ristoro con 80 coperti, un'ampia veranda coperta e due gruppi di bungalow per il pernottamento, per un totale di 10 posti letto più 2 aggiuntivi. L'ambiente è suggestivo. Numerosa la fauna selvatica, con cinghiali, volpi, lepri, donnole e gli uccelli rapaci, come le poiane e le aquile. Per l'agriturista c'è la possibilità di fare escursioni e trekking lungo sentieri segnati, con lo sfondo di paesaggi incontaminati e con lo sfondo le montagne bianche del massiccio de Monte Albo
Quasi tutte le vivande servite nel menù dell’agriturismo sono prodotte e trasformate in azienda: carni, insaccati, formaggi e ricotte, pane, pasta, dolci e verdure. La cucina è ovviamente legata alla tradizione barbaricina, con piatti caratteristici e dai nomi spesso suggestivi, come maccarones de erritu e oricras de prates tra i primi piatti, arrosto di porcetto e pecora bollita tra i secondi, seadas e papassini tra i dolci.
L’agriturismo è anche accreditato come fattoria didattica: tra le attività si segnalano la guida ai lavori agricoli, le visite al caseificio con la descrizione delle lavorazioni dei formaggi e le degustazioni.
Una curiosità, per concludere. Il fondatore di Calavrina, padre di Gianni e Salvatore Sanna, è Piero Sanna, attuale “Oche” e “Mesu Oche” ( voce solista e mezza voce) dei famosi Tenores di Bitti - Remunnu 'e Locu, il gruppo musicale nato nel 1974 e famoso in tutto il mondo che si è dedicato alla riscoperta delle tradizioni popolari e locali ed, in particolare, del canto a Tenores. Nell’ovile di Calavrina sono stati registrati diversi CD dei Tenores di Bitti: ultimo in ordine di tempo “Caminos de pache”, registrato nel maggio 2004.
Azienda agrituristica e casearia CalavrinaSi ringrazia per la cortese collaborazione il dottor Giulio Burrai, direttore regionale di Suolo e Salute per la Sardegna.
Fratelli Sanna
Via Canonico Respano, 3
Località Calavrina - Bitti (Nuoro)
Tel. +39 0784 414208
www.calavrina.com
[articolo pubblicato sul periodico "Suolo e Salute", n.1-2009]
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