domenica 30 novembre 2008
Paul Newman e il biologico negli Stati Uniti
Dopo la sua morte, è stato detto molto dell'eredità di Paul Newman come attore.
Non si è invece prestata molta attenzione all'impatto che ha avuto sulla diffusione dei cibi biologici.
Se nel 1993 Newman non avesse permesso che sua figlia, Nell, creasse la divisione biologica della Newman's Own, la nazione avrebbe ingoiato ancora biscotti biologici di piombo e pretzel duri come la roccia.
Usando farina bianca, zucchero ed altri ingredienti familiari al palato degli americani, la Newman's Own ha costruito un ponte che ha consentito ai cibi biologici di spostarsi dai negozi specializzati nella vendita di prodotti naturali ai supermercati.
“La sua fama ha costituito una garanzia di qualità dei prodotti biologici”, ha detto Caren Wilcox, ex direttrice della Organic Trade Association.
Sono bastati un piano commerciale dettagliato e una cena per il Thanksgiving, il Giorno del Ringraziamento, organizzata in segreto da Nell Newman con ingredienti biologici, per convincere il suo scettico padre che valeva la pena di correre il rischio.
Adesso, 15 anni dopo, la linea biologica della compagnia ha sviluppato più di 150 prodotti. La Newman's Own Organics è il terzo brand biologico più conosciuto del paese, secondo la Hartman Group, una società di ricerche di mercato.
[fonte New York Times; foto Flickr]
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sabato 29 novembre 2008
La dieta del fast food potrebbe favorire il morbo di Alzheimer
La notizia è di quelle a prima vista incredibili ma che poi provocano la reazione "l'avevo detto io!". +
La salute parte dalla dieta e siamo sempre più convinti che la scelta del biologico è una scelta a lungo andare vincente per noi e per i nostri figli.
In questo caso, più che il biologico in positivo, il protagonista in negativo è il cibo dei fast food.
Veniamo alla notizia.
Il cibo spazzatura, quello dei fast food e delle tavole calde, potrebbe avere una relazione con il morbo di Alzheimer, una malattia molto seria.
Secondo una scienziata svedese, alcune cavie nutrite con cibo spazzatura per nove mesi hanno iniziato a sviluppare noduli cerebrali, tipici del morbo di Alzheimer.
La scoperta dimostrerebbe che una dieta ricca di grassi, zucchero e colesterolo può aumentare il rischio di sviluppare la più diffusa forma di demenza.
"Esaminando il cervello dei topi in laboratorio, abbiamo trovato un'alterazione chimica simile a quella che si verifica in un cervello affetto da Alzheimer", ha detto Susanne Akterin, ricercatrice nel centro per la ricerca sull'Alzheimer del Karolinska Institutet, che ha condotto lo studio.
"Abbiamo il sospetto che un alta quota di grassi e colesterolo nella dieta, combinata con fattori genetici, potrebbe stimolare alcune sostanze cerebrali, che hanno un ruolo nell'insorgenza sviluppo dell'Alzheimer".
Il morbo di Alzheimer è incurabile ed è la più comune forma di demenza senile. Colpisce le regioni del cervello adibite al pensiero, alla memoria e al linguaggio.
Nella sua ricerca, Akterin si è concentrata sulla variante di un gene chiamato apoE4, rilevata nel 15-20% delle persone, che è un noto fattore di rischio per l'Alzheimer. Questo gene è coinvolto nel trasporto del colesterolo.
La ricercatrice ha studiato topi geneticamente modificati per simulare l'effetto della variante del gene sugli umani: per nove mesi le cavie erano state nutrite con una dieta ricca di grassi, zuccheri e colesterolo, in pratica l'equivalente nutritivo dei pasti nei fast food.
Questi topi hanno riportato variazioni chimiche nel cervello, mostrando una crescita anormale della proteina tau e segni che il colesterolo riduceva i livelli di un'altra proteina chiamata Arc, coinvolta nella conservazione della memoria, ha detto Akterin.
"Tutto sommato i risultati ci forniscono qualche indicazione per cercare di prevenire l'Alzheimer, ma sono necessarie ulteriori ricerche in questo campo per diffondere al pubblico i consigli giusti".
[fonte: rielaborato da Reuters]
La salute parte dalla dieta e siamo sempre più convinti che la scelta del biologico è una scelta a lungo andare vincente per noi e per i nostri figli.
In questo caso, più che il biologico in positivo, il protagonista in negativo è il cibo dei fast food.
Veniamo alla notizia.
Il cibo spazzatura, quello dei fast food e delle tavole calde, potrebbe avere una relazione con il morbo di Alzheimer, una malattia molto seria.
Secondo una scienziata svedese, alcune cavie nutrite con cibo spazzatura per nove mesi hanno iniziato a sviluppare noduli cerebrali, tipici del morbo di Alzheimer.
La scoperta dimostrerebbe che una dieta ricca di grassi, zucchero e colesterolo può aumentare il rischio di sviluppare la più diffusa forma di demenza.
"Esaminando il cervello dei topi in laboratorio, abbiamo trovato un'alterazione chimica simile a quella che si verifica in un cervello affetto da Alzheimer", ha detto Susanne Akterin, ricercatrice nel centro per la ricerca sull'Alzheimer del Karolinska Institutet, che ha condotto lo studio.
"Abbiamo il sospetto che un alta quota di grassi e colesterolo nella dieta, combinata con fattori genetici, potrebbe stimolare alcune sostanze cerebrali, che hanno un ruolo nell'insorgenza sviluppo dell'Alzheimer".
Il morbo di Alzheimer è incurabile ed è la più comune forma di demenza senile. Colpisce le regioni del cervello adibite al pensiero, alla memoria e al linguaggio.
Nella sua ricerca, Akterin si è concentrata sulla variante di un gene chiamato apoE4, rilevata nel 15-20% delle persone, che è un noto fattore di rischio per l'Alzheimer. Questo gene è coinvolto nel trasporto del colesterolo.
La ricercatrice ha studiato topi geneticamente modificati per simulare l'effetto della variante del gene sugli umani: per nove mesi le cavie erano state nutrite con una dieta ricca di grassi, zuccheri e colesterolo, in pratica l'equivalente nutritivo dei pasti nei fast food.
Questi topi hanno riportato variazioni chimiche nel cervello, mostrando una crescita anormale della proteina tau e segni che il colesterolo riduceva i livelli di un'altra proteina chiamata Arc, coinvolta nella conservazione della memoria, ha detto Akterin.
"Tutto sommato i risultati ci forniscono qualche indicazione per cercare di prevenire l'Alzheimer, ma sono necessarie ulteriori ricerche in questo campo per diffondere al pubblico i consigli giusti".
[fonte: rielaborato da Reuters]
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